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Malattia di Crohn: terapia di induzione e di mantenimento con Natalizumab


Gli studi clinici ENACT-1 ed ENACT-2 hanno valutato Natalizumab nel trattamento della malattia di Crohn.

Natalizumab ( Tysabri ) è un anticorpo monoclonale contro l’integrina alfa 4, in grado di inibire l’adesione dei leucociti e la migrazione nel tessuto infiammato.

Nel primo studio ENACT-1, 905 pazienti sono stati assegnati in modo casuale a ricevere 300mg di Natalizumab oppure placebo alle settimane 0, 4 e 8.

L’outcome primario era rappresentato dalla risposta definita come riduzione nel punteggio dell’indice di attività della malattia di Crohn ( CDAI ) di almeno 70 punti alla 10.a settimana.

Nel secondo studio ENACT-2, i 339 pazienti che avevano presentato una risposta al Natalizumab nel primo studio sono stati rassegnati in modo casuale a ricevere 300mg di Natalizumab oppure placebo ogni 4 settimane e fino alla 56.a settimana.
L’outcome primario era rappresentato dalla risposta sostenuta fino alla 36.a settimana.

L’outcome secondario in entrambi gli studi clinici era la remissione della malattia ( punteggio CDAI inferiore a 150 ).

Nel primo studio clinico non sono state osservate differenze significative nella percentuale di risposta tra il Natalizumab ed il placebo ( 56% versus 49%, rispettivamente ) e di remissione ( 37% versus 30% ).
Nel secondo studio clinico il trattamento con Natalizumab ha comportato alte percentuali di risposta sostenuta ( 61% versus 28% del placebo; p < 0.001 ) e di remissione ( 44% versus 26% del placebo; p = 0.003 ).

Gravi eventi avversi si sono presentati nel 7% di ciascun gruppo nel primo studio clinico e nel 10% del gruppo placebo e nell’8% del gruppo Natalizumab nel secondo studio.

Un paziente trattato con Natalizumab è morto a causa dell’insorgenza di leucoencefalopatia multifocale progressiva, associata al virus JC, un poliomavirus umano.

Secondo gli Autori, la terapia di induzione con Natalizumab nei pazienti con malattia di Crohn ha prodotto un piccolo, non significativo, miglioramento nella percentuale di risposta e di remissione della malattia.
I pazienti che sono risultati responder hanno presentato un aumento percentuale di risposta sostenuta e di remissione con la continuazione del trattamento con Natalizumab.

I benefici del Natalizumab necessitano di essere confrontati con il rischio di gravi effetti indesiderati, tra cui la leucoencefalopatia multifocale progressiva. ( Xagena2005 )

Sandborn WL et al, N Engl J Med 2005; 353: 1912-1925

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